Da tempo spopola su facebook il gruppo “Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria”. Siamo a oltre 144.000 adesioni, e il 17 settembre è prevista una grande manifestazione a Roma per chiedere l’abolizione dell’otto per mille e la fine delle esenzioni Ici e delle riduzioni Ires.
Meno noto – in questo crescente clima anticlericale – è che il 2011 sarà ricordato come l’anno nel quale la Chiesa cattolica ha distribuito il maggior numero di pasti ai poveri. 15 milioni di pasti distribuiti gratuitamente.
C’è chi ha scritto che il maggior partito italiano oggi non è il Pdl, e neanche il Pd, ma il partito dei poveri. I più recenti dati Istat, in effetti, sono difficilmente interpretabili. E fotografano una situazione che è sempre più preoccupante.
Posta convenzionalmente – per una famiglia di due componenti – la soglia di povertà a 992,46 euro mensili (dato 2010), cifra che è pari peraltro alla spesa media mensile per persona nel Paese, il 13,8% della popolazione italiana risulta povera. Stiamo parlando di 8,2 milioni di italiani. Di questi otto milioni 3,1 milioni, cioè il 5,2% della popolazione (aumento del 2%), non sono semplicemente poveri in senso relativo ma sono poveri in senso assoluto, cioè non sono in grado concretamente di vivere senza essere aiutati.
In questo contesto si inserisce – per fortuna – l’azione della Chiesa cattolica. Che secondo i dati forniti dal consigliere ecclesiatico nazionale della Coldiretti – padre Renato Gaglianone – distribuirà nell’intero 2011 almeno 15 milioni di pasti gratuiti ai poveri.
Una cifra record che vede in prima fila la Caritas, con 2,5 milioni di pasti distribuiti soltanto tra Milano e Firenze. Ragguardevoli anche i numeri della Comunità di Sant’Egidio (1,5 milioni di pasti offerti gratuitamente tra Roma, Milano, Bologna e Napoli), e dell’Opera San Francesco, che nella sola Milano elargisce 700.000 pasti annui.
“Siamo di fronte ad un fiume di solidarietà che molto piu’ delle manovre economiche concorre a contrastare la crisi” ha dichiarato il presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini. Il quale ha poi ricordato la necessità di affiancare all’azione della Chiesa una battaglia finalmente incisiva contro gli annosi sprechi delle filiere agroalimentari.
Secondo i dati della stessa Coldiretti negli sprechi dal campo alla tavola si perdono infatti tra i dieci e i venti milioni di tonnellate di cibo, per un valore annuo di circa 37 miliardi di euro. Cifre enormi che consentirebbero di garantire un’alimentazione adeguata non a 8 ma a 44 milioni di persone. In attesa che qualcosa davvero cambi all’interno di una filiera che è sempre più lunga e macchinosa (e quindi soggetta a forti speculazioni e sprechi) resta l’azione insostituibile della Chiesa cattolica nell’arginare e nell’alleviare il peso della crisi dalle spalle delle famiglie italiane.
(Luigi Torriani)