[Articolo scritto nel 2011: clicca qui per vedere l’ulteriore aumento dell’iva che scatta da luglio 2013]
Molti pensano che la scure tremontiana della super Iva al 21% non avrà ricadute sul settore alimentare, i cui prodotti hanno in genere le aliquote ridotte del 4 o del 10%. Non è sempre così. In un comunicato stampa la Coldiretti lancia l’allarme in particolare per vino e birra. Ma non solo.
Effettivamente su gran parte degli alimenti e delle bevande grava un’aliquota Iva ridotta che è del 4%. E’ l’aliquota minima e viene applicata ai cosiddetti generi di prima necessità, come latte fresco, formaggi e latticini, frutta, frumento, farina, olio d’oliva. Peraltro anche la stampa quotidiana e periodica gode dell’iva al 4%, e non è chiaro in che senso sarebbe di “prima necessità”, ma vabbè. In questi casi, comunque, l’innalzamento dell’Iva dal 20 al 21% non riveste alcun interesse.
Così come non ha implicazioni nei casi di aliquota ridotta al 10%, ovvero nel caso dei servizi turistici (ristoranti, alberghi, bar), energia elettrica per uso domestico, medicinali, servizi di telefonia, spettacoli teatrali, servizi di trasporto. Nell’ambito che ci interessa – cioè il settore alimentare – l’Iva è al 10% per carni, latte conservato, tè, spezie, riso, acqua minerale, birra, cacao. Anche qui nessuna preoccupazione per gli esiti della manovra bis.
Dove cominciano i dolori è per quei prodotti che “godono” – si fa per dire – dell’aliquota ordinaria Iva del 20%. Cioè – di norma – beni voluttuari come cd e dvd, e beni di lusso tra i quali – per esempio – le auto con cilindrata superiore ai 2000 mc, i motocicli con cilindrata superiore ai 350 mc, gli autofurgoni, le navi e le barche dotate di stazza lorda superiore a 18 tonnellate. In campo alimentare l’aliquota al 20% si paga su vino, spumanti, birra e alimenti pregiati come i tartufi. Ma anche – per esempio – sul propoli, che viene utilizzato nella produzione di caramelle e di preparati contro il mal di gola.
In un comunicato stampa la Coldiretti esprime preoccupazione per questi prodotti e anche per sughero e lana, anch’essi con iva alzata dal 20 al 21%. In particolare interessa il caso del vino, settore chiave dell’economia italiana che ha un fatturato stimato per il 2011 di oltre 8 miliardi di euro, la metà dei quali sui mercati esteri. Secondo Coldiretti l’aumento tremontiano dell’Iva peserà sul settore vinicolo per oltre 33 milioni di euro.
(Luigi Torriani)
chiedo cortesemente un parere su l’applicazione dell’iva sulla birra (2203) da me prodotta e venduta.
Grazie