È da sempre il sogno incoffessato di tutti gli animalisti del mondo: riporre nella credenza i vari tofu e seitan e poter tornare senza sensi di colpa alla vecchia – cara – bistecca, purché – s’intende – qualcuno nel frattempo abbia escogitato il modo di produrre carne senza uccidere gli animali. Fantascienza? Forse. La notizia è che un gruppo di scienziati olandesi sta lavorando per creare salsiccie e hamburger artificiali attraverso la coltivazione di cellule staminali embrionali opportunamente coltivate. Ed è già polemica. La Coldiretti, infuriata, dirama un pesante comunicato ostile all’ipotesi. Ma per il momento a continuare a tagliare – letteralmente – la testa al toro provvedono i costi assolutamente improponibili legati a simili sperimentazioni.
Nella prefazione all’edizione del 1975 di “Liberazione animale”, la prima grande bibbia dell’animalismo filosofico, il filosofo australiano Peter Singer scriveva: “questo libro tratta della tirannia che gli animali umani esercitano sugli animali non umani. Tale tirannia ha causato e continua ancor oggi a causare una quantità di dolore e di sofferenza paragonabile soltanto a quella prodotta da secoli di incontrastato dominio degli umani di pelle bianca sugli umani di pelle nera. La lotta contro tale tirannia riveste un’importanza pari a quella di tutte le altre battaglie morali o sociali combattute negli ultimi anni”. Qualcuno, evidentemente, deve aver preso Peter Singer alla lettera se è arrivato a concepire l’ipotesi di una “carne artificiale”.
E gli scienziati olandesi che lavorano all’ipotesi appaiono già lanciatissimi. Hanno infatti annunciato che entro sei mesi sarà pronta la prima salsiccia artificiale ed entro un anno il primo hamburger. Molti già esultano per la possibile fine dello “sfruttamentto animale”, dei pesanti effetti ambientali anche in termini di effetto serra legati agli allevamenti intensivi, e di un possibilie nuovo spiraglio nella lotta contro la fame nel mondo.
Il professor Mark Post della Maastricht University addirittura ha parlato della “carne artificiale” come dell’ “unica strada possibile per ridurre la mancanza di cibo visto il costante aumento della popolazione”.
Di fronte a questo scenario inaspettato la Coldiretti mette già le mani avanti e parla di “rilevanti problemi di natura etica” posti da queste nuove tecnologie, mentre “l’agroalimentare italiano fonda il proprio valore sull’identità e sulla specificità produttiva”, oltre che “sull’esigenza di difendersi da modelli alimentari fondati sulla standardizzazione e sull’omologazione che organismi geneticamente modificati, clonazione e per ultimo le bistecche artificiali promuovono”.
La Coldiretti prosegue poi citando una recente indagine Eurobarometro dalla quale risulta che tre italiani su quattro (73%) sarebbero “preoccupati” da simili applicazioni di nuove tecnologie ai prodotti alimentari.
Nel frattempo le sperimentazioni olandesi proseguono. Ma con risultati che per il momento sono tutt’altro che esaltanti. Le strisce di tessuto ottenute finora sono lunghe due centimetri e mezzo e larghe meno di un centimetro. La loro consistenza è molliccia e il colore grigio perché non c’è sangue. C’è pochissima miogoblina (la proteina che contiene il ferro), per cui il prodotto non ha le caratteristiche alimentari e nutrizionali della normale carne.
E il sapore? Per il momento mancano assaggiatori ufficiali perché la legge vieta di consumare materiale ottenuto in laboratorio da tessuti animali. Ma ci sono già scienziati che propongono di creare nutrimenti sintetici per le cellule staminali per ottenere il gusto della vera carne.
C’è solo un lievissimo dettaglio: l’hamburger artificiale costa più di 220.000 euro. Diciamo che a breve termine – per la soddisfazione di Coldiretti – ben difficilmente ce lo ritroveremo sugli scaffali dei supermercati…
(Luigi Torriani)