L’inquinamento marino da plastica è un problema che esiste da tempo. Circa l’80% dei rifuti macroscopici in mare aperto e sulle coste è costituito da rifuti di plastica. Un grave problema per l’ecosistema che ha anche delle implicazioni tutt’altro che piacevoli sulla catena alimentare. La plastica, ridotta a microparticelle, finisce nel plancton e viene poi metabolizzata dalle diverse specie marine.
Infine ce la ritroviamo senza saperlo sulle nostre tavole, quando consumiamo pesce credendo di fare qualcosa di assolutamente salutare o al massimo preoccupandoci del problema dell’inquinamento marino da metalli pesanti. Invece bisogna fare i conti anche con la plastica. Ma finalmente qualcosa si muove. Il Wwf lancia la campagna S.O.S. PLASTICA.
Secondo i dati del Wwf sono oltre 267 le specie marine che presentano nei loro stomaci rifiuti di plastica. Nel caso della tartarughe del Mediterraneo Occidentale si arriva all’80% degli esemplari. E si calcola che nel mare Adriatico una tartaruga Caretta Caretta su tre abbia residui di plastica nel proprio stomaco. Il dato è del 44% per gli uccelli marini e del 43% per i mammiferi marini, specialmente delfini, capodogli e orche. Un caso segnalato dal WWf è tristemente emblematico: nello stomaco di 7 esemplari di capodogli spiaggiati a Manfredonia sono stati trovati sacchetti di plastica fino al peso di un chilo.
Fin qui parliamo di inquinamento macroscopico, visibile e attenzionato più volte anche a livello mediatico. Ma è soprattutto il problema dell’inquinamento da plastica microscopico e invisibile a preoccupare oggi gli ambientalisti. Un problema di cui si è sempre parlato poco ma che sta finendo sotto la lente d’ingrandimento degli operatori di settore in concomitanza con la spedizione Méditerranée en ranger (M.E.D.) che interessa i litorali di Francia, Spagna e Nord Italia e che si protrarrà fino al 2013. I dati emersi per il momento sono i seguenti, tutt’altro che lusinghieri sulla salute dei nostri mari: 250 miliardi di microparticelle di plastica per un totale di 500 tonnellate.
In pratica il Mediterraneo è attraversato da giganteschi ammassi invisibili di plastica. Che finiscono nel plancton, quindi nei pesci, quindi nell’intera catena alimentare fino alle nostre tavole. Un problema enorme per la qualità delle acque mediterranee, che presentano livelli di biodiversità e di varietà ittica tra i più alti del Pianeta (si parla i circa 17.000 specie, tra animali e vegetali) ma che sono già provate da una serie di criticità ormai mestamente arcinote (pesca spesso insostenibile per qualità e quantità, trivellazioni, altissimo impatto ambientale legato all’eccesso di flussi turistici, insufficiente protezione dei cetacei, veleni presenti in molti relitti navali, cementificazione selvaggia lungo le coste, …).
Per quest’estate il WWF, in collaborazione con il gruppo multimediale Yacht&Sail (il sistema nautico di Rcs MediaGroup), ha lanciato una campagna di sensibilizzazione dal nome tutt’altro che criptico: S.O.S Plastica.
Ma per una volta non di sola astratta sensibilizzazione si parla. La campagna del Wwf include una sorta di avviso ai naviganti, di appello lanciato ai diportisti che salperanno quest’estate nelle acque mediterranee. La richiesta è di segnalare su una mappa interattiva le grandi concentrazioni di rifiuti di plastica incontrate lungo la propria rotta di percorrenza. Per dare una mano in una battaglia che ci riguarda tutti. E riguarda anche le nostre tavole e quello che mangiamo ogni giorno.
(Luigi Torriani)