Siamo al tramonto della vecchia moda di acquistare frutta esotica snobbando le produzioni ortofrutticole nazionali? Un dato è certo: nel 2012 siamo a -11% negli acquisti di frutta esotica, mentre crescono le vendite di prugne, pesche, angurie e fragole italiane.
Il settore ortofrutticolo italiano attraversa da anni una crisi drammatica: le vendite di frutta e verdura in Italia sono scese del 22% negli ultimi dieci anni (e questa è una delle principali cause dell’aumento dell’obesità nel nostro Paese), mentre i prezzi pagati ai produttori agricoli sono sempre più bassi. Una crisi dalla quale sono rimasti immuni finora i frutti esotici e fuori stagione, che – nonostante il costo – spopolano nei banchetti natalizi e di fine anno.
Ma forse qualcosa sta cambiando, come mostrano emblematicamente i dati Coldiretti relativi al primo semestre 2012: le vendite di frutta nel complesso restano quasi stabili, registrando un lieve calo (-1,1%); i prodotti ortofrutticoli nazionali di stagione aumentano nelle vendite, in particolare le prugne (+14%), le pesche nettarine (+13%), le angurie (+6%), e le fragole (+3%); scendono invece del 6% le vendite di banane, mentre crollano (-25%) le importazioni in quantità di datteri, fichi, ananas, avocadi, guaiave e manghi. Il fenomeno è legato probabilmente alla Crisi generale dell’economia e alla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie italiane (la frutta esotica costa mediamente di più di quella italiana di stagione), oltre al fatto che la caldissima estate 2012 ha fatto segnare un’impennata nelle vendita di frutta e verdura di stagione (mentre il governo Monti ha dato un’ulteriore aiuto al settore ortofrutticolo italiano alzando dal 12 al 20% il contenuto minimo di frutta nelle bibite).
Entusiasta, naturalmente, il comunicato stampa della Coldiretti, che sottolinea tra l’altro un punto essenziale: preferire la frutta italiana di stagione alla frutta esotica di importazione non significa soltanto dare una mano al Made in Italy e all’economia italiana ma significa anche compiere un’azione meritoria dal punto di vista ecologico. Questo il comunicato stampa di Coldiretti: “preferire la frutta italiana a quella di importazione è una scelta che fa bene alle tasche, alla salute e all’ambiente, perché riduce gli sprechi di petrolio e le emissioni inquinanti provocate dall’importazione dei cibi dall’estero. Basti dire che un chilo di cocco proveniente dal Ghana viaggia per 4.300 km, mentre un chilo di banane dal Perù deve percorrere ben 13.500 km in nave. E’ stato calcolato che un chilo di albicocche australiane viaggiano per oltre sedicimila km, bruciano 9,4 chili di petrolio e liberano 29,3 chili di anidride carbonica, un chilo di ciliegie dal Cile per giungere sulle tavole italiane deve percorrere quasi 12mila chilometri con un consumo di 6,9 chili di petrolio e l’emissione di 21,6 chili di anidride carbonica, mentre un chilo di mirtilli dall’Argentina deve volare per più di 11mila chilometri con un consumo di 6,4 kg di petrolio che liberano 20,1 chili di anidride carbonica attraverso il trasporto con mezzi aerei. Si tratta peraltro di prodotti spesso poco gustosi e saporiti, essendo stati raccolti ad un grado di maturazione incompleto per poter resistere a viaggi di migliaia di chilometri. La maggiore sensibilità ambientale dei cittadini sugli effetti dei cibi acquistati ha spinto alla nascita e allo sviluppo di Campagna Amica, la più estesa rete di vendita a chilometri zero dal produttore al consumatore sul territorio che può oggi contare su 1.105 mercati degli agricoltori, 5.616 aziende agricole. E’ stato calcolato che l’apertura dei mercati degli agricoltori di campagna amica nel 2011 ha permesso di risparmiare circa 43mila milioni di tonnellate di anidride carbonica che espresse in chilometri equivalgono a percorrere con un auto 15300 volte la circonferenza terrestre. Un alternativa ai normali acquisti in un paese come l’Italia dove si stima che un pasto percorra in media quasi 2mila chilometri prima di giungere sulle tavole, con effetti sui prezzi e sull’inquinamento ambientale”.
(Luigi Torriani)